Nella
seconda guerra punica
la Sicilia appare defilata dal contendere, che interessò soprattutto la
Spagna e il territorio italiano. L'avanzata di Annibale e dei suoi elefanti
(con le sue vittorie al Trasimeno e a Canne), ebbe, però, termine solo
quando i romani sul fronte sud non conquistarono la Sicilia. Molte infatti,
erano state le defezioni di città siciliane che, alleate con Roma, passarono
dalla parte dell'avversario. La stessa Siracusa, che con re Ierone II si
mantenne filoromana, con la sua morte e la salita al potere del nipote
quindicenne Ieronimo, passò dalla parte di Cartagine. Roma si rese conto che
il ritorno dei nemici su territorio siciliano (sollecitato dallo stesso
Annibale), rischiava di prendere a tenaglia la città. Furono inviati due
consoli, uno contro Annibale in Italia e l’altro (Claudio Marcello ) contro
Siracusa in Sicilia.
Il console Claudio Marcello nella riconquista della Sicilia, non risparmiò
atrocità e massacri. Alcune città, come Megara Iblea, furono rase al suolo
(alcune successivamente furono in seguito ricostruite, altre sconparvero per
sempre) e la loro popolazione fu venduta come schiava. Ad Henna (l'attuale
Enna) i cittadini riuniti in piazza a consiglio vennero massacrati senza
pietà.
Siracusa, la vera perla del Mediterraneo, una delle più grandi, più belle,
più rinomate e ammirate città greche, assediata da terra e dal mare, grazie
anche al genio di Archimede, resistette a lungo. Lo smacco per il console
romano fu grande. Conquistata alla fine grazie al tradimento, fu messa a
ferro e a fuoco dai soldati romani, lasciati liberi di qualsiasi efferatezza
dallo stesso Claudio Marcello.
Come
abbiamo detto, la vittoria di Roma contro le città ribelli siciliane ebbe un
effetto decisivo sulla guerra. Il pericolo di un'invasione del territorio
cartaginese da parte dell'avversario, che poteva ora contare sul vantaggio
strategico di avere un punto di partenza favorevolissimo per farlo,
consigliò il ritorno di Annibale a Cartagine e la fine della seconda guerra
punica. |