Sono diversi i rappresentanti siciliani in
campo letterario e filosofico, che accompagnando nel tempo l'evoluzione
culturale e storica dell'Impero Romano, danno prospettiche testimonianze
della sua trasformazione.
Nel I secolo a.C.,
troviamo il grande Diodoro
Siculo da Agira, che compose in 40 volumi la sua
Bibliotheca Historica,
in
cui narra le vicende storiche della Sicilia, ancora fondamentale per la sua
conoscenza.
Nel I secolo d.C , in campo critico si distinse Cecilio da Calatte (oggi
Caronia). Nel trattato scritto in greco
Del sublime,
propose il ritorno stilistico all'antica naturalezza.
Sempre nel I secolo d.C. , Calpurnio Siculo realizzò in campo poetico sette
Ecloghe,
ispirate alle opere sia di Virgilio che di Teocrito.
Del II-III secolo d.C. , in età imperiale, è il poemetto
Pervigilium Veneris,
dove vengono descritti i riti notturni di Paternò (CT) offerti alla dea
Venere.
Nel III-IV secolo d.C. , viene scritta, dallo storico Flavio Vopisco da
Siracusa, il testo
Historia Augusta,
un trattato sulle vite ed opere degli
imperatori romani, che vanno da Adriano fino a Numeriano.
Nel IV secolo d.C. , Giulio Firmico Materno, filosofo-matematico, che aveva
superato il neoplatonismo verso il cristianesimo, compose l'opera
astrologica Màthesis,
e il saggio
De errore profanarum religionum,
ovviamente
contro il paganesimo. |