Nella parabola della conquista araba della
Sicilia (dall’anno
827 a. C. - al 1060 a. C.) si arrivò alla loro cacciata ad opera dei
Normanni, popolo cristiano e latinizzato, con cui i siciliani ritrovarono le
loro radici.
In questa leggenda, come altre, legate a questo periodo storico, non sono
più i cristiani a nascondere tesori, ma gli arabi sconfitti in fuga. Si
narra che gli arabi già pronti per imbarcarsi per l'Africa, nascosero nella
grotta detta di Calafarina i loro tesori, che erano stati portati lì da
oltre cento muli. Si racconta che gli arabi uccisero i loro schiavi mori,
affinchè proteggessero i loro averi.
La grotta di Calafarina si troverebbe nei pressi di Marzamenu, un porto
presso Noto in provincia di Siracusa. Si dice che nelle notti tempestose
d’inverno si odano i lamenti e i gemiti degli schiavi, che pregano i
coraggiosi di cercare e trovare il tesoro e di liberarli, così, dalla
schiavitù imposta loro di fare la guardia all'oro della grotta.
La
leggenda della valle della Donna
Si racconta a Casteltermini, in provincia di Agrigento, la leggenda della
valle della Donna. Durante il periodo dello scontro tra arabi musulmani e
normanni cristiani, si narra che un nobile saraceno, che abitava con la
sorella a Messina, preso il possibile, sfuggì i cristiani riparando verso
l'interno dell'isola. La strada era lunga e pericolosa, i cristiani
incombevano loro senza lasciargli tregua. Giunti che furono in una valle
dell'interno, la sorella, priva ormai di forze, gli chiese di lasciarla al
suo destino. Il fratello, piuttosto che lasciarla preda dei cristiani, che
l'avrebbero fatta schiava e costretta a cambiare fede, preferì ucciderla con
le sue mani. La vallata, presso Casteltermini, da questo episodio fu poi
chiamata "la valle della Donna". |