Clemensfranz - 4 Giugno 2006 |
5/26 | |||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||
Nel messinese viene adorata la Madonna nera
del Tindari, a cui è legata la relativa leggenda. La
statua bizantina della Madonna,
fu portata in Sicilia presumibilmente durante le persecuzioni iconoclaste
dell’ottavo secolo (nel periodo di regno dell’imperatore bizantino Leone III
l’Isaurico, 717 a. C. - 741 a. C.). Sua coeva è, probabilmente, la Madonna
nera dipinta su legno di cedro del Libano, venerata nel santuario di Vena,
nella zona di Piedimonte Etneo. Si narra che una siciliana con il suo bambino venne ad adorare la Madonna nera del Tindari, trovata casualmente da pescatori del posto. Alla vista della Madonna nera rimase alquanto delusa, sebbene la statua della Madonna di Tindari sia ornata dalla frase: nigra sum sed formosa, «sono nera nia bella»
Spontaneamente la contadina esclamò:
ppi vidiri a una cchiù brutta di mia! Affacciandosi dalla rupe del Santuario ecco gli stranissimi laghetti litoranei circondati da banchi di sabbia emergenti dal mare. Panorama stupendo che, legato al culto della Madonna, non poteva che dare origine ad una stupenda leggenda. |
|||||||||||||||||||||
|