Scaturita dal secondo periodo del legame tra
siciliani e arabi, la leggenda del re arabo Miramolino e dei suggerimenti di
sua figlia Nevara, spiega, con grande semplicità, il nuovo rapporto
di reciproca tolleranza religiosa e
civile, che si avviò tra i fedeli delle due confessioni in Sicilia, e dei
grandi frutti che se ne ottennero soprattutto a livello culturale.
Quando gli arabi conquistarono la Sicilia, i
siciliani non erano molti, ma poco inclini ad osannare i nuovi
conquistatori. L'ostilità tra le due fazioni, i conquistati e i
conquistatori, era tale che il re arabo Miramolino doveva trovare una
soluzione. La principessa Nevara, che non mancava mai di consigliare il
padre, gli disse di non usare la forza, in quanto si prendono più api con un
ramoscello fiorito che con una grossa botte di aceto. La buona principessa
non amava la violenza, ed in più s'era innamorata di un nobile siciliano e
quindi si operava per avvicinare gli uni agli altri superando ogni asperità
con la saggezza. Miramolino permise ai siciliani di continuare a lavorare la
terra e di commerciare
per mare e per terra. Tuttavia, per
sottolineare chi aveva il potere, ordinò che non portassero armi, né
montassero cavalli, né che suonassero le campane delle loro chiese. Le armi
fu facile farle sparire nascondendole per ogni evenienza. Sul divieto di
cavalcare, essi si dissero: «Né noi, né loro». Avvelenando gli abbeveratoi,
in breve tempo fecero morire tutti i cavalli dell'isola. Gli arabi, che non
mancavano di certo di cavalli, allestirono navi dal nordafrica cariche di
nuove cavalcature. Si narra che il destino, con grandi tempeste, fece
affondare tutte le navi, tranne una: piena di asini di Pantelleria. Facendo
buon viso a cattivo gioco, gli arabi camminavano a dorso degli asini. La
situazione era talmente ridicola che i siciliani, vedendo gli sceicchi
cavalcare asini (dal latino
asini)
li chiamarono in dialetto da allora
scecchi.
Il re andò su tutte le
furie per l'oltraggio che si consumava, ideò di far inchinare gli abitanti
al passaggio degli asini, cavalcati o no che fossero. La principessa Nevara
fece notare a Re Miramolino che l'ordinanza avrebbe portato su di se il
ridicolo e non il rispetto della propria dignità. Re Miramolino seguì il
consiglio della figli, anzi, andò oltre. Non solo non fece la nuova
ardinanza, ma revocò anche quella precedente. I siciliani poterono così
portare armi, montare cavalli, e suonare le campane delle loro chiese. La
nuova convivenza aumentò il rispetto reciproco: vicino a chiese cristiane
sorsero moschee, ognuno pregava il suo Dio, lavorava in pace e in pace
producevano e commerciavano. Iniziò un periodo di pace e tutti vivevano
contenti uno accanto all'altro. |