La pace tra le due confessioni durava da tempo
in Sicilia quando si manifestò all'improvviso un pericolo misterioso. Un
drago alato (altri videro un leone alato o un'aquila gigantesca) penetrava
nelle case divorandone gli abitanti, sia che fossero arabi che cristiani. Le
apparizioni divennero così frequenti che in Sicilia non vi era un luogo che
non fosse stato colpito da lutti. Soldati e sentinelle non potevano arginare
il terribile flagello, rimanendone vittima anche loro. Nell'isola si era al
terrore e allo sbando. Il re Miramolino, non avendo soluzioni fu costretto
ad emettere un disperato bando:
«Chi libererà la Sicilia da questo
flagello, avrà in isposa la principessa Nevara».
Come capita di solito nelle leggende, molti
furono i coraggiosi, ma tutti senza fortuna soccombettero. Finchè l'amato
della principessa Nevara non si offrì. La posta in gioco era tale (con gli
occhi dell'amore) che
Raimondo, il nobile
palermitano, tentò la sorte.
Appostatosi, di notte, sotto le
mura di Palermo attese nel buio. Improvvisamente udì uno spaventoso rugito
ed apparve in cielo in una sfera di fuoco un enorme leone alato. Raimondo,
nonostante fosse atterrito riuscì a notare sopra un ala il segno della croce
e una scritta: «Pace a te, o Marco, mio evangelista». Affidandosi l'anima
alla Madonna, Raimondo, ficcata la spada in terra, si inginocchiò davanti al
mostro. Disse saggiamente: "O animale alato, che rechi il segno di Nostro
Signore, dacci pace e non guerra. Così come viviamo, ognuno adorando il
proprio Dio. Abbi pietà e porta la pace nelle nostre vite". Sopra le mura di
Palermo tutti, dal re Miramolino, alla principessa, gli arabi e i
palermitani, udite le parole del conte Raimondo, con grande sorpresa e gioia
videro il mostro alato scomparire nel buio. Da allora il prodigio non si
ripetè più, lasciando i siciliani alla loro pace.
Come una favola la storia si conclude tra il tripudio generale con il
matrimonio della principessa Nevara e il coraggioso conte siciliano
Raimondo. E' il simbolo della ritrovata concordia tra siciliani e arabi.
L'anziano re Miramolino, sentendo che la vita lo stava abbandonando, ordinò
che si irrigasse la Conca d'Oro, trasformandola in un meraviglioso giardino.
In primavera col profumo delle novelle zagare, il re diede l'addio a questo
mondo, lasciandolo pacificato e armonico. |