La fama di Guglielmo II di "grande
costruttore" di mirabili opere, è dovuta, non solo per il Duomo di Monreale,
ma anche per la Zisa, che egli ultimò, avendola iniziata suo padre Guglielmo
I. Il palazzo della Zisa già
nel nome è opera bellissima, infatti Zisa viene
dall’arabo
azizah,
che vuol dire, appunto,
splendido.
Naturalmente è legata alla Zisa una leggenda popolare.
Nella città di palermo esiste La Zisa, un palazzo che è un castello.
Dall'ingresso, con oro e pitture, si giunge al centro, dove si trova una
bellissima fontana di marmo con una cascata d’acqua fresca e incontaminata
che rasserena l'animo. La Zisa è coperta da un incantesimo, che vuole che vi
sia nascosto al suo interno un favoloso tesoro. A proteggerlo sono chiamati
i diavoli dipinti nel bellissimo ingresso, che impediscono di trovarlo ai
cristiani. Il giorno del 25 marzo, giorno dell’Annunciata, guardando
attentamente la pittura, si possono vedere i diavoli muovere la coda e fare
smorfie. Essi sono talmente tanti nel dipinto che non si possono contare,
come non si può contare il tesoro che essi custodiscono. Quando un
coraggioso troverà la soluzione per «sbancare» il tesoro misterioso, allora
anche Palermo non sarà più povera.
Il Pitrè, a proposito del fatto che effettivamente i diavoli non si possono
contare, addebita la cosa al modo come essi sono stati dipinti. Poichè
alcune figure sono molto piccole, e alcune altre non intere, ne deriva che
il conto è molto difficoltoso, tanto da non tornare mai.
La figura di Guglielmo II è ricordata,
comunque, oltre che per la cattedrale di Monreale e la Zisa, anche per le
buone leggi emanate (celebre quella che puniva l’adulterio) e la sua
tolleranza, anche religiosa. Celebri le sue parole: «Ognuno preghi il Dio in
cui crede», espressione modernissima e straordinaria per i tempi. Perfino
Dante, nel ventesimo canto del Paradiso, lo definisce «il giusto rege», e
innumerevoli sono le citazioni positive su di lui nella poesia dotta
siciliana. |