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Il periodo della riconquista cristiana della
Sicilia è talmente ricco di leggende che in alcuni casi esistono più
versioni della stessa storia. Ne è esempio la conquista del castello di
Troina, nella provincia di Enna, dove ne esistono addirittura tre. Anche ad Enna, dalla difficoltà di concludere la riconquista, scaturisce una nuova leggenda. Dopo mesi l'assedio della città non era
concluso. Ruggero, allora, inviò dei messi a trattare. Gli Ennesi osibirono
gran calma e forza: mostrarono montagne di sacchi di provviste, di grano e
formaggi, asserendo di poter resistere ai normanni ancora per molto tempo.
Ruggero ne fu informato. Stava per togliere l'assedio alla città, quando fu
portata da lui una donna, di
nome Betta, che gli disvelò l'inganno. I sacchi di grano in realtà erano
mucchi di sabbia coperti di grano e i formaggi mostrati erano fatti con il
latte delle donne. Ruggero, a quel punto, reagì serrando ancora di più
l'assedio. Enna dovette arrendersi proprio per fame. Sotto il profilo etimologico, l’origine del nome Calascibetta è in realtà arabo (Kalat-Scibet, «il castello di Scibet»), con origine identica dei toponimi di Calatabiano, che significa «castello di Biano», e Calatafimi, che vuol dire «castello di Eufemio». |
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