Ciò che stava avvenendo nel Regno delle Due Sicilie non passò
inosservato nelle grandi capitali europee. Troppe “novità” potevano
mettere in pericolo le maggiori monarchie del continente. Perciò fu
convocato Ferdinando I a Lubiana. Suo figlio Francesco gli consigliò
di non partire, ma il Re lo fece ugualmente. Dopo il Congresso di
Lubiana, le truppe austriache invasero il regno borbonico. Vi si
oppose l'esercito costituzionale napoletano al comando del generale
Pepe, ma le sue truppe, nel marzo del 1821, furono sconfitte. A
favorire tale risultato fu un appello dello stesso Re Ferdinando,
che chiedeva di non combattere coloro che venivano a ristabilire
l'ordine nel Regno. Alla capitolazione di Napoli, il 23 marzo
1821, fu sospesa la Costituzione e ogni altra innovazione. I
principali rivoltosi vennero incarcerati e giudicati dal tribunale
della restaurazione: vi furono alla fine ben 30 condanne a morte
(tra cui Pepe, Morelli, Silvati e Carascosa) e 13 ergastoli.
In Sicilia, alla notizia dell’invasione austriaca i carbonari di
Messina, confidando nel loro numero, decisero di tentare una
resistenza, chiedendo al generale Giuseppe Rosaroll, comandante la
VII divisione militare di Messina, di guidare l’opposizione
militare. Il generale provò a contattare le altre città siciliane,
ma non ebbe un grande successo. Mentre il principe di Scaletta
abbandonava la città, anch’egli, ormai compromesso, partì per la
Spagna. Gli austriaci giunsero in Sicilia ed entrarono a Palermo il
31 maggio 1821 al comando del generale Walmoden. Anche in Sicilia
molte furono le condanne a morte tra i carbonari messinesi e i
rivoluzionari palermitani. Possiamo ricordare gli arresti eseguiti
nella notte del 9 gennaio 1822 a Palermo di un forte numero di
carbonari, che, comandati dall’avvocato Salvatore Meccio, stavano
preparando una nuova insurrezione. Le condanne a morte (tra le
vittime anche tre sacerdoti) furono eseguite il 31 gennaio 1822 e
per Meccio (che era riuscito inizialmente a sfuggire all’arresto) il
18 settembre 1822. L’occupazione militare austriaca durò fino
all’aprile del 1826.
A gennaio del 1825, alla
morte del padre Ferdinando, salì al trono Francesco I. Nonostante
avesse simpatizzato con i rivoltosi del 1820, egli governò il regno
con uguale carattere reazionario. Introdusse nello stato diverse
innovazioni economiche e tecnologiche. Ma dopo sei anni di regno
improvvisamente morì. |