Lo storico
Francesco Nitti ha portato
avanti studi sugli aspetti economici del Regno delle Due Sicilie in
rapporto con la situazione negli altri stati italiani preunitari. Da
questi è risultato che il Regno napoletano aveva un patrimonio
nettamente superiore (443,3 milioni di
lire oro), seguito dallo
Stato Pontificio con 90,7. Il
patrimonio del Regno di Sardegna risultava di appena 27,1 milioni.
Ai tempi il settore predominante era quello agricolo. Grazie alla
mitezza del clima le coltivazioni risultavano maggiormente favorite.
Tra queste: grano, orzo, avena, patate, legumi, olio e vino.
Particolari erano le coltivazioni di agrumi in Sicilia. La grande
produzione di grano duro riforniva i pastifici diffusi in tutto il
regno, ma soprattutto nella provincia di Napoli tra
Torre Annunziata e
Gragnano). E’ del periodo la grande
esportazione della pasta anche fino in America.
Sotto il
profilo industriale (pur inferiore chiaramente a quello agricolo)
risultava sviluppato e all’avanguardia. Oltre al
Cantiere
navale di Castellammare di Stabia, (con circa 1800 operai)
emergeva la fabbrica metalmeccanica di
Pietrarsa, che era in quegli anni
il più grande impianto industriale di tutta l’Italia. La sua
produzione comprendeva macchine utensili, caldaie, rotaie, cannoni,
materiale per navi e locomotive. Con la collaborazione tra i due
impianti, venne costruito il “Giglio
delle Onde”, la prima nave a vapore con propulsione ad elica
del Mediterraneo. Essa dal 1847 venne utilizzata per servizio
passeggeri e postale nel Regno. Collegata a Pietrarsa era una scuola
per
macchinisti
ferroviari e navali, che formava le maestranze locali (prima
richieste all’Inghilterra). A livello della produzione di ghisa
erano presenti in Calabria la
Fonderia Ferdinandea e il
Polo
siderurgico
delle Reali Ferriere e Fabbrica d'Armi di
Mongiana (con circa 2800 operai). Venne
realizzato in questa fabbrica il "Real Ferdinando" sul fiume
Garigliano, il primo ponte sospeso in ferro. Sempre da essa furono
costruite le rotaie per la prima ferrovia italiana, la "Napoli-Portici",
e fu prodotto il fucile da fanteria modello "Mongiana”.
Grande rilevanza avevano al tempo
l’industria estrattiva siciliana di zolfo. I quattro quinti della
produzione mondiale era coperto dalla Sicilia. Va sottolineato che
lo zolfo veniva utilizzato per creare la polvere da sparo.
A
San Leucio (Caserta),
negli stabilimenti di
Potenza e di
San Chirico Raparo,
erano posizionati poli industriali del settore tessile, con produzione di
stoffe di cotone, seta e lana.
Tra le preminenze che il Regno delle Due Sicilie possedeva
possiamo annoverare la prima illuminazione a gas in Italia (del
1839) e
il primo osservatorio vulcanico del mondo, l'Osservatorio Vesuviano (del
1841). A livello culturale Napoli vantava diversi primati.
Era la prima città d'Italia per numero di tipografie (circa 113), di
giornali, e per numero di conservatori musicali e di teatri (famoso
è il teatro San Carlo).
Se il Regno poteva annoverare alcune
emergenze, come certi impianti industriali, lo sviluppo al suo
interno era alquanto lacunoso. Zone come la Basilicata ed il Molise,
risultavano abbandonate o non interessate dalle innovazioni. Il vero
punto di fragilità del Regno erano proprio le vie di comunicazione,
che, non esistendo, non facilitavano lo scambio commerciale al suo
interno. Persino la Napoli-Portici, prima linea ferroviaria in
Italia (del 1839), non portò all’estendersi delle linee ferrate.
Nel 1859, la rete ferroviaria piemontese,
realizzata più tardi, superava gli 800 kilometri, mentre il Regno,
nello stesso anno, ne contava soltanto 99. Gli investimenti decisi
da Ferdinando II in tal senso, non mutarono sostanzialmente la
situazione. Non esisteva, inoltre, una classe imprenditoriale,
perché la mentalità imprenditoriale era poco diffusa, a parte
eccezioni come Vincenzo Florio in Sicilia, il quale, tuttavia,
svolse la sua attività in rapporto con imprenditori inglesi.
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