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Grandi onori vennero tributati da Ferdinando II al
generale Filangieri: fu
nominato duca di Taormina ed ottenne un lussuoso appannaggio di
dodicimila ducati annui. In più fu nominato luogotenente generale
della Sicilia, carica che rivestì fino al giugno del 1854, in
pratica aveva in mano il governo dell’isola. La sua
conduzione si caratterizzò,
in effetti, per saggezza e rispetto verso i siciliani. Ad esempio,
il 27 settembre 1849, a Napoli, per sua volontà, riprese l’attività
il vecchio ministero per gli affari di Sicilia. Il 12 ottobre 1849,
invece, fece emanare il decreto che istituiva una speciale consulta,
che si occupava dell’amministrazione civile, giudiziaria,
finanziaria ed ecclesiastica della Sicilia, trattandola in maniera
separata da quella napoletana. Seppe sempre agire in una maniera che
“arricchì” la Sicilia e non penalizzandola: migliorò scuole ed
università, rese autonomo il Banco di Sicilia, creò la Borsa, si
occupò del debito pubblico (19 dicembre 1849), portandolo a livello
di quello napoletano e iniziò il frazionamento del latifondo
(decreti del 16 febbraio e del 29 marzo 1852).
I tanti esuli siciliani, liberali o repubblicani,
continuarono ad avere contatti con la Sicilia. Esisteva un comitato
centrale segreto che
divenne comitato esecutivo, dopo la creazione dei sette comitati
provinciali. La polizia operava con estrema decisione sulla
cospirazione liberale, non permettendo il consolidamento della
struttura organizzativa dei patrioti, che rimase per lo più
evanescente. |
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