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Nel 1816 Ferdinando I aveva concesso al Governo britannico,
previa un pagamento risibile, il monopolio dell’estrazione e dello
sfruttamento dello
zolfo siciliano. Il che non era poco vista l’importanza strategica e
militare di tale minerale. Lo zolfo, infatti, era elemento base per
la produzione della polvere da sparo. Va, altresì, sottolineato che
lo zolfo siciliano rappresentava il 90% della produzione
mondiale. Grandi furono le speranze che sorsero, anche perché l’Inghilterra
con la sua potenza militare poteva dimostrarsi realmente alternativa
al governo borbonico. Non ne uscì fuori nulla, ma le idee stavano
cominciando a maturare, anche per le nuove convinzioni della classe
borghese. Avvisaglia di ciò fu la pubblicazione del libro Un
periodo delle storie siciliane del secolo XIII (stampato
a Palermo nel 1842) di Michele Amari. Esso trattava apparentemente
del Vespro siciliano, ma in filigrana vi si leggevano i fatti
contemporanei e la spinta ad una sollevazione generale. Il successo
del volume e lo scandalo per i chiari riferimenti, portarono
all’immediata censura per bloccare le sue pubblicazioni e la sua
diffusione. Non solo, il censore che ne aveva autorizzato la stampa
fu licenziato, mentre i giornali che avevano recensito positivamente
il libro furono chiusi. Evidentemente il pensiero era cresciuto e
ora veniva temuto quanto una rivolta. A Michele Amari non resto che
l’esilio in Francia, dove compose la sua opera più importante, che
lo ha reso immortale: Storia dei musulmani di Sicilia. In quei giorni si diffuse la notizia dell’avvenuta creazione di una Consulta per lo Stato Pontificio voluta da Pio IX. La sera del 27 novembre 1847 al grido di «Viva Pio IX! Viva la lega italiana!» al teatro Bellini di Palermo, si diffusero dimostrazioni popolari in tutta la città. Se le agitazioni non portarono a nulla, dato il duro intervento della polizia, iniziarono a circolare pubblicazioni segrete e materiale propagandistico (come la famosa “lettera di Malta”, scritta, in realtà, clandestinamente da Francesco Ferrara), dove venivano ribaditi i concetti principali della rivolta del gennaio del ‘48: indipendenza da Napoli e federazione italiana (si auspicava, cioè, la creazione di una lega italiana). Con rara “sensibilità” il giorno della rivolta fu fissato per il 12 di gennaio, giorno del compleanno di Ferdinando II, nato proprio a Palermo il 12 gennaio 1810. Non solo, ma l’insurrezione venne addirittura preannunciata su tantissimi manifesti che apparvero il 9 a mattina sulle mura della città, oltre alla diffusione esterna del proclama anche fuori Palermo. |
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