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A Palermo Garibaldi si impadronì
dell'oro del Banco di Sicilia. Moltissimi volontari, provenienti
dalla Sicilia, ma, anche, dal resto d’Italia, si aggregarono ai
garibaldini. Importante fu l’arrivo a Palermo da Parigi dello
scrittore Alexandre Dumas, che, possessore di diversi giornali,
aggiornò, d’ora in poi, il pubblico francese con notizie “dal
fronte” della avanzata del generale Garibaldi. Ma, il 7 giugno,
arrivò anche il La Farina, inviato da Cavour per contenere gli atti
politici che Garibaldi stava prendendo, per impedire derive
repubblicane o democratiche all’impresa in corso. Egli, infatti,
spinto da fenomeni di Brigantaggio, dovuto alla coscrizione
obbligatoria imposta da lui ai siciliani, il 2 giugno 1860, aveva
sciolto il comitato generale, sostituendolo con un governo
provvisorio. Il generale prese molte altre decisioni, come:
diminuire dazi e tasse, tutelare l’ordine pubblico, fondare un
istituto militare e, cosa più importante, sciogliere i gruppi armati
siciliani e creare un
esercito regolare comandato da ufficiali garibaldini. Il La Farina
cercò di creare dissensi, difficoltà e intrighi intorno al governo
provvisorio. La sua opera non durò comunque molto. Garibaldi, resosi
conto del tipo di “aiuto” che egli dava, lo espulse dalla Sicilia
l’8 luglio 1860.
Alla fine della primavera del
1860, il grosso dell’esercito borbonico aveva lasciato l’isola per
la difesa della parte continentale del Regno. Rimanevano in Sicilia
solo le guarnigioni nelle cittadelle di Milazzo, di Augusta e di
Siracusa.
Nel frattempo si ebbero, nella
parte continentale del regno, rivolte popolari. La prima di queste
si ebbe a
Potenza
(il
18 agosto),
quando la provincia di
Basilicata
si proclamò autonomamente annessa al
Regno
d'Italia,
seguita a pochi giorni dall'insurrezione di
Altamura,
in
Puglia
(il
21 agosto). |
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