Intanto la fortuna di Napoleone si affievoliva storicamente,
giungendo alla fine. Improvvisamente, non essendo più necessaria la
presenza militare degli inglesi in Sicilia, lord Bentinck fu
richiamato in patria e sostituito con William ‘A Court l’11 luglio
1814. Al congresso di Vienna, dove si sanzionarono i nuovi equilibri
politici e militari europei, per la Sicilia non vi fu nessun occhio
di riguardo. Pur avendo rappresentato un bastione di contenimento
nel Mediterraneo nella strategia antinapoleonica complessiva, aver
salvato per due volte la corona borbonica e finanziato a tutti gli
effetti la guerra contro i francesi, il ruolo della Sicilia fu
semplicemente dimenticato. Al nuovo ritorno di Ferdinando a
Napoli non vi furono repressioni. Molte delle riforme sanzionate nel
periodo francese furono mantenute modernizzando, di fatto, la
monarchia. Tuttavia, il canale preferenziale della chiesa fu
ristabilito, tant’è che fu abolito il divorzio.
La vera
azione di Ferdinando, però, non si fece attendere. Il 18 luglio 1814
fece riaprire il Parlamento siciliano, ma, poiché esso intendeva
operare secondo la Costituzione adottata, il Re lo sciolse e indì
nuove elezioni, che vennero vinte da una maggioranza “Anticronica”,
essendosi i “Cronici” astenuti dal voto. Questo, tuttavia, non
poteva soddisfare Ferdinando. Presa a pretesto la mancata
approvazione di una elargizione alla corona, lo sciolse per sempre
il 15 maggio 1815, Ripartì per Napoli dove giunse il 4 giugno 1815.
Ci vollero appena due anni per smantellare tutte le decisioni e
innovazioni rese possibili in Sicilia dalla Costituzione. In più il
decreto dell’8 dicembre 1816 istituì il regno delle Due Sicilie.
Avendo promesso
fedeltà alla potenza austriaca, ma soprattutto alle sue idee
politiche, non poteva continuare ad essere un Re costituzionale in
Sicilia e assoluto a Napoli, così la nuova denominazione e unione di
tutto il regno, mise una pietra tombale su Costituzione e Parlamento
siciliano. Con la decisione di eliminare il Parlamento,
Ferdinando I fa fare alla Sicilia un balzo indietro nella storia di
cinque secoli e mezzo, restaurando la situazione dei tempi del regno
di Carlo I d'Angiò.
Tra le novità apportate dal nuovo corso
di Ferdinando, apparve per i siciliani l’obbligo alla coscrizione
militare. Da sempre la Sicilia era stata esente da obblighi
militari, tanto che era stato coniato il motto «Meglio porco che
soldato». Il malcontento, era ovvio, fu generale nella popolazione,
ma soprattutto nell’elite palermitana. Si sviluppò un vasto
movimento antiborbonico e dal carattere separatista.
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